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Imprenditorialità femminile

 

TAB.1

 

 

 

TAB.2

 

 

 

TAB.3

 

 

 

TAB.4

 

 

Dai grafici si evince che il fenomeno dell’imprenditoria femminile è ancora di piccole dimensioni. Nel confronto tra imprese femminili e il totale delle imprese risultano immediatamente evidenti le differenze di peso tra le due categorie, differenziate per settore ATECO (2007). Nonostante la struttura dei settori economici non muti molto tra il quadro generale campano e quello particolare femminile campano, è facile notare differenze significative osservando nello specifico i valori assunti. Il settore G, relativo al commercio all’ingrosso e al dettaglio, alla riparazione di autoveicoli e motocicli, è quello che raccoglie il numero maggiore di imprese campane, ma osservando nello specifico, il numero delle imprese femminile è di 56.091 contro 196.210 imprese totali. Il secondo settore, per dimensione, è quello delle Attività agricole, di silvicoltura e pesca, in cui nel 2013 risultano essere registrate 24.166 imprese femminili contro 65.614 imprese totali.  A seguire i servizi di alloggio e ristorazione, 12226 imprese femminili su un totale campano di 35781. In una posizione successiva le imprese non classificate e le attività manifatturiere, poi il settore delle costruzioni e altre attività e servizi. Le cifre sono in ogni caso piccole confrontandole con il totale campano. Osservando la Fig. 2 i tassi di femminilizzazione variano tra un valore MIN dell’11% e un MAX del 40%. I settori che presentano alti tassi di femminilizzazione sono: l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale, servizi di alloggio e ristorazione, agricoltura-silvicoltura-pesca, attività artistiche e di intrattenimento e altre attività e servizi. Diversamente, quelli con una minore presenza femminile sono i settori dell’attività estrattiva, della fornitura di energia, della fornitura dell’acqua e attività annesse, delle costruzioni, del trasporto e magazzinaggio. Il settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche ha un tasso di femminilizzazione pari al 21%, similmente quello dell’attività manifatturiera, immobiliare, dei servizi d’informazione e comunicazione. In nessun settore è possibile osservare una superiorità femminile, tantomeno una situazione di parità. Analizzando il contesto campano e quello della provincia di Napoli, è possibile osservare ancora una volta la posizione di inferiorità delle imprese femminili. Le imprese femminili registrate nel 2013 sono state 68.503 nella provincia di Napoli, molto poche rispetto al totale di imprese registrate pari a 273.698. I valori regionali delle imprese femminili non variano molto, 149.196 contro un totale di 562.060. Anche qui la differenza è significativa. Le imprese che hanno cessato l’attività sono state in provincia di Napoli 4.706 femminili e 14.511 totali. Nella regione Campania 11.159 contro 34.768. Il saldo provinciale 2012-2013, contrariamente a quello regionale, è positivo, mostrando un incremento di 422 imprese femminili. Osservando la fig 4, le distanze delle singole unità territoriali rispetto all’asse di parità offrono la stima del gap da colmare  esistente tra imprese femminili e non femminili per i tre diversi livelli territoriali individuati. Il primo dato da evidenziare è la minima differenza esistente tra le due diverse annualità. I valori nel del 2012 e del 2013 non differiscono di molto. Ciò che è interessante è la differenza che esiste nel gap di genere in Italia rispetto a Campania e provincia di Napoli. Infatti osservando i valori delle imprese femminili e non femminili, si nota che il gap minore è quello a livello territoriale campano e napoletano, rispetto al livello nazionale. Meno distanti dall’asse di parità sono le % assunte dalle imprese femminili campane, rispettivamente 26,64%, 26,69% e 32,10%. A livello nazionale, nel 2013, il 23,58% delle imprese sono femminili, nel 2012 erano il 23,51%, la percentuale delle imprese che hanno cessato l’attività è del 27,01%. Le percentuali delle imprese femminili della provincia di Napoli si trovano in una posizione mediana rispetto agli altri due livelli territoriali. Concludendo, da una lettura globale di tutte le figure mostrate, appare evidente la notevole distanza dal traguardo della parità di genere nell’ambito dell’imprenditorialità femminile.

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